mercoledì 31 ottobre 2007

Corsi di Laurea come Funghi...

Ma chi sono quegli scienziati che hanno smesso di dedicarsi alla ricerca sui massimi sistemi per applicare la loro sapienza allo studio e alla conservazione dei beni culturali? Dagli anni '60 ad oggi ce ne sono stati tanti e, col tempo, sono diventati sempre di più... A questi pionieri della scienza per i beni culturali, il mondo intero dovrebbe riconoscente perchè, con il loro operato, sarà possibile conservare ancora per molti secoli opere d'arte che sono patrimonio culturale di tutti noi.

Certo, alcuni colleghi hanno storto il naso quando il fisico nucleare della stanza accanto ha smesso di cercare (invano!) il bosone di Higgs, per sparare i suoi protoni su di un vaso etrusco...ma se quei protoni gli hanno permesso di scoprire che quel particolare vaso era stato, sì, trovato a Fiesole, ma l'argilla con cui era stato fabbricato proveniva dall'Impruneta (!!), forse il fisico nucleare, alla fine, non ha avuto una cattiva idea a deviare il suo fascio di protoni da quelle che erano le applicazioni della scienza pura (si badi bene che l'episodio è assolutamente ipotetico e le potenzialità della scienza applicata ai beni culturali sono ben maggiori...!)...

Io sono assolutamente di questa opinione, e come me, la pensano in molti, tanto che, all'estero (negli USA, in Francia, in Inghilterra, etc.) col tempo è nata anche una figura professionale, il conservation-scientist, che sarebbe colui che ha studiato diverse discipline scientifiche con la premeditata intenzione di applicarle alla conservazione dei beni culturali... Cavolo! Proprio quello che ci voleva! Una figura professionale che racchiudesse in sè le giuste conoscenze chimiche, fisiche, geologiche, biologiche e che, al contempo, fosse anche in grado di distinguere un olio su tela da un affresco! E se, magari, questo conservation-scientist riuscisse anche nell'arduo compito di far comunicare fra loro il restauratore ed il chimico puro o lo storico dell'arte ed il fisico nucleare puro (perchè dotato delle competenze per comprendere ciò che viene detto da entrambe le parti della barriera spazio-temporale che ancora separa il mondo scientifico da quello umanistico...!), si potrebbe affermare di essere di fronte ad una figura professionale indispensabile!

E in Italia, vi starete chiedendo voi, in questo paese che, a sentire l'UNESCO, conta più beni culturali che abitanti, esiste una figura professionale del genere? Perchè sarebbe davvero utile...
Beh, in Italia, da questo punto di vista, siamo un tantino in ritardo...Il caos sulla definizione delle figure professionali nel mondo della conservazione dei beni culturali è enorme e, al momento, qualche rara figura di conservation-scientist esiste di fatto, ma non è prevista nè tutelata dalla legge! In Italia, perlopiù, ci dobbiamo ancora affidare a quegli scienziati, di formazione pura, che, ad un certo punto della loro carriera, hanno deciso di dedicare la loro attività di ricerca alla conservazione dei beni culturali... E, badate bene, non è che questi signori facciano male il loro lavoro... anzi, tutt'altro! E' solo che, se possedessero una visione più ampia delle problematiche e, magari, avessero studiato appositamente per lavorare nel campo della conservazione e del restauro, magari potrebbero farlo ancora meglio!

Comunque, nonostante il clima di profonda incertezza, intanto, con la riforma universitaria in vigore dal 2002, si è pensato bene di dare vita ad una miriade di corsi di laurea (classe 41 e 12S) che si proponevano di formare, a seconda dell'interpretazione dei singoli atenei, una figura che poteva ricordare proprio il sopra-citato conservation-scientist! E questi corsi, da allora, sono proliferati come funghi, nell'ottica di formare una figura professionale che rappresentasse il trait-d'union fra il restauratore e lo scienziato puro...Ora, visto che a livello legislativo ancora non si è neanche capito bene chi cavolo sia 'sto conservation-scientist, la domanda che sorge spontanea è:

"Ma le centinaia di laureati in questi nuovi corsi di laurea (fra cui si trovano, guarda caso, gli autori di questo blog!) riusciranno a trovare il loro spazio nel mondo della conservazione dei beni culturali o, nè i restauratori (o gli storici dell'arte), nè gli scienziati puri vorranno averci niente a che fare perchè preferiscono continuare a pensare di poter fare a meno l'uno dell'altro e, a maggior ragione, di non avere affatto bisogno di un trait-d'union?!"

Ai posteri l'ardua sentenza!


lunedì 29 ottobre 2007

Una Scienza Nata dal Fango...

Allora, per iniziare ad ingranare con i post su questo blog, bisogna fare un po' di ordine... quindi, partiamo dall'inizio.

Molti si staranno chiedendo "Ma com'è che la scienza entra nelle questioni dell'arte?" Beh, ci entra soprattutto nell'ambito della conservazione e del restauro dei beni culturali...

Ma, sorprendentemente, non è da molto che ciò avviene... E' solo da una quarantina d'anni che gli scienziati hanno iniziato ad applicare sistematicamente le loro conoscenze, le loro tecniche e le loro metodologie al mondo dell'arte... E' solamente dal Novembre del 1966. Prima di allora i contatti fra scienza e conservazione del patrimonio artistico erano stati sporadici e discontinui. Ci sarebbe voluto un cataclisma epocale per far incontrare e costringere a comunicare fra loro chimici, fisici, storici dell'arte, geologi, restauratori, biologi e architetti... e solo allora, forse, sarebbe apparso chiaro a tutti che da questo incontro si potevano trarre degli enormi benefici.


E così, quando, il 4 Novembre del 1966, l'Arno sommerse buona parte di Firenze, seppellendo in un cocktail di fango e nafta una quantità inimmaginabile di opere d'arte di valore inestimabile, l'incontro fra la scienza e l'arte produsse risultati incredibilmente positivi sul fronte del restauro e del recupero di quelle opere. La collaborazione fra chimici del calibro di Enzo Ferroni e restauratori come Dino Dini avviò un sodalizio fra scienza e restauro che, da allora, non ha fatto che rafforzarsi. L'applicazione delle scienze dei materiali al restauro degli oggetti d'arte ha, infatti, permesso di iniziare a concepire la conservazione dei beni culturali con una mentalità decisamente più efficace della precedente, mutuata dalla tradizione artigiana delle botteghe dei restauratori.

Nessuno studioso possiede le conoscenze che hanno un chimico o un geologo per comprendere in quale modo invecchiano le opere d'arte e quali sono i possibili rimedi contro tale invecchiamento, perchè... alla fine, non bisogna dimenticare che anche la Gioconda non è altro che un impasto di olio, sassi sbriciolati e resina steso su di una tavola!


venerdì 26 ottobre 2007

Art&Scienza è OnLine!!

Art&Scienza è online!!
Finalmente questa lacuna presente sul web è stata riempita... Adesso potrete davvero conoscere tutto quello che avreste sempre desiderato sapere sulla scienza per la conservazione dei beni culturali, ma non avete mai osato chiedere...anche perchè:

1. Non vi sarebbe mai venuto in mente di chiedere una cosa simile
2. Anche volendo, non avreste assolutamente saputo a chi chiedere...!

Bene, questo blog risolve decisamente il problema presentato al punto 2, ma deve arrendersi di fronte all'impossibilità di fare qualcosa per il punto 1 (a meno che non stimoli la fantasia di qualcuno che arriva qui per sbaglio...)! Adesso che sapete dell'esistenza di Art&Scienza, seguiteci numerosi!