mercoledì 13 febbraio 2008

L'Opificio si rinnova

Dal primo Febbraio è online il nuovo sito dell'Opificio delle Pietre Dure, primo centro di Restauro d'Italia (primo sicuramente in ordine di tempo, evitando di entrare nel merito di altri tipi di primati...). Il titolo del post avrà forse fatto sobbalzare alcuni di voi nella speranza che magari il citato "rinnovo" riguardasse il personale, scientifico e non, che ha la fortuna di poter lavorare su capolavori di ogni secolo e civiltà; invece per ora nessun bando attivo, ma, cari lettori, non perdete la speranza e consultate di tanto in tanto, tenendo incrociate le dita, la sezione bandi del sito.

Altra area decisamente interessante è quella delle pubblicazioni, in particolare per chi, come noi, è sempre alla ricerca di interessanti notizie dal mondo della scienza della conservazione e del restauro. L'OPD pubblica, ogni anno, una rivista, "OPD Restauro", in cui sono presentati gli interventi più significativi e i risultati delle ricerche effettuate in collaborazione con diversi enti.

A questo proposito, sulla carta, materiale che mi sta molto a cuore per motivi di dottorato, saranno presto presentati i primi dati del "Progetto Rinascimento Digitale: Studio del danneggiamento della carta dovuto ad esposizione alla luce" nato in compartecipazione con l’Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” del CNR di Firenze.

Infine, a chi non sapesse niente della gloriosa storia dell'Opificio, consiglio di leggersi le ricchissime pagine introduttive del sito, e quelle, altrettanto interessanti, relative alla diagnostica e alla ricerca che viene portata a termine nei laboratori di Via degli Alfani e di Viale Strozzi.

Buona lettura a tutti!!

[aggiornamento del 15/02: in seguito alla segnalazione del Webmaster del nuovo sito dell'OPD ho trovato 2 minuti (di orologio!!) per compilare il questionario accessibile dalla homepage. Vi invito a fare altrettanto, perchè, non mi stancherò mai di dirlo, l'interazione tra chi posta, come me, o chi crea un sito, il webmaster di cui sopra e i fruitori/lettori è PREZIOSISSIMA!!]

domenica 10 febbraio 2008

Raggi T per svelare i segreti dei dipinti

Credevo che, dopo anni di studi (più o meno) scientifici, lo spettro della radiazione elettromagnetica non nascondesse più alcun segreto per me... ebbene, mi sbagliavo. Infatti, a cavallo fra il range dell'infrarosso e quello delle microonde ho appena scoperto che si trovano i raggi T, parenti poco noti dei più celebri X o gamma, che prendono il nome dal campo di frequenze che occupano: quello dei TeraHertz (10^12 Hz).

Fino ad oggi, lo studio e le applicazioni di questo tipo di radiazione erano relegati a campi super-specializzati della scienza e della tecnologia, come, ad esempio, l'astronautica. Ditte come la Picometrix producono da tempo strumentazioni per l'imaging dei raggi T utilizzate nel controllo dello stato di salute dei delicati componenti dello Space Shuttle.
Recentemente, però, un team di ricercatori dell'Università del Michigan, in collaborazione con l'equipe scientifica del Museo del Louvre e della stessa Picometrix, ha pensato di utilizzare l'imaging a raggi T per lo studio dei dipinti, soprattutto quelli murali.


I raggi T hanno una natura quasi-ottica, nel senso che si comportano quasi come la "luce". Per questa loro natura sono difficilmente gestibili, ma, disponendo della strumentazione adatta, divengono particolarmente interessanti.

L'apparato utilizzato per le indagini sui dipinti è un ibrido fra un laser ed un congegno elettronico; infatti, utilizza gli impulsi di un laser ultra-veloce per eccitare un'antenna a semiconduttore, che, a sua volta, emette radiazione nel campo dei TeraHertz. I raggi T così prodotti sono in grado di attraversare materiali solidi (nel nostro caso, per lo più, strati di intonaco) per alcuni mm, ma una parte di essi viene riflessa quando incontra una discontinuità nel materiale attraversato. Dato che l'energia con cui la radiazione T torna indietro dipende dalla natura del materiale che ha causato la riflessione, rivelando opportunamente i raggi T retrodiffusi, si riesce a risalire ad un'immagine degli strati sottostanti di un dipinto ottenendo informazioni sui materiali che li compongono.


In sostanza, si tratta di una tecnica totalmente non invasiva, che potremmo collocare a metà strada fra una riflettografia IR ed una radiografia X. Rispetto alla tradizionale riflettografia IR, però, l'imaging a raggi T offre la possibilità di sondare spessori maggiori con risoluzione migliore e di "vedere" i disegni tracciati a grafite o a sanguigna (*), mentre rispetto ai raggi X, i raggi T presentano l'indubbio vantaggio di essere meno dannosi per i materiali e, soprattutto, per l'uomo, in quanto, ovviamente, si tratta di radiazione non ionizzante.

(*) [Almeno così dicono i ricercatori dell'Università del Michigan... ma su questo vi esorto a dire la vostra! Dal canto mio, non ricordo se la riflettografia IR sia capace o meno di rivelare un disegno preparatorio realizzato con grafite o sanguigna...]

I primi test applicativi riportati dal team di ricerca sono stati convincenti; il prossimo passo sarà lo studio di un dipinto francese del XII secolo, ricoperto da almeno cinque strati di intonaco.
Ma, ovviamente, già si fantastica sui risultati che l'imaging a raggi T potrebbe dare nella ricerca della celeberrima "Battaglia di Anghiari" di Leonardo da Vinci, che si suppone si trovi ancora al di sotto degli affreschi del Vasari nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze.


(Fra l'altro, sulla questione "Battaglia di Anghiari", il nostro Giacomo ci ha promesso un post oramai da tempo immemorabile...chissà che, cavalcando l'entusiasmo per i raggi T, non si decida a pubblicarlo!)

Fonti:

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Radiazione_a_terahertz_per_studiare_le_opere_d_arte/1323025

http://www.ns.umich.edu/htdocs/releases/story.php?id=6300

mercoledì 6 febbraio 2008

Si ribatte a colpi di laser...

Post piccolo piccolo solo per segnalare un commento particolarmente interessante che ci è stato lasciato su un post più vecchio:

http://arte-scienza.blogspot.com/2007/11/quando-il-laser-puliscea-fondo.html

Forse alcuni di voi ricorderanno che alcuni mesi fa avevo preso in considerazione dei test di pulitura effettuati con un laser subacqueo prodotto dalla ditta El.En. Bene, qualcuno della suddetta ditta ha trovato il tempo di rispondere punto a punto ad alcuni dubbi che avevo sollevato nel post, citando articoli di riferimento ed aggiungendo altre interessanti informazioni (oltre, ovviamente, al loro punto di vista sulla questione).

La cosa ci ha fatto davvero molto piacere perché, oltre a confermare che questo blog sta ricevendo una discreta attenzione, è proprio quello che cerchiamo di ottenere con i nostri post: un proficuo scambio di informazioni!

Quindi, continuate a seguirci, leggete e, soprattutto, commentate!

sabato 2 febbraio 2008

Reliquia o tela di lino medioevale?

Basta una dichiarazione vaga di un documentarista, già noto per il suo interesse per la Sindone, e sul sudario di Gesù si riaccendono le luci della ribalta; è dalla fine dell'Ottocento che, ad intervalli regolari, si susseguono tesi sull'autenticità della tela di lino, supportate ogni volta da nuove prove, in un crescendo di informazioni ricavate attraverso l'uso delle più disparate tecniche di indagine. E la Sindone sembra essere fra i "reperti dell'antichità" più studiati dalla comunità scientifica.

Ma veniamo al dunque: di cosa si tratta? La Sindone è un telo di lino, a doppio strato, di dimensioni notevoli (442x113 cm), dal colore giallo ocra. La sua storia documentata (che è ben diversa da quella ipotetica che copre il periodo tra l'impiego come sudario di Cristo e la dichiarazione di Goffredo di Charny di esserne in possesso; a questo riguardo è interessante consultare la pagine di Wiki sulla storia della Sindone) è indubbiamente travagliata: vendite, spostamenti ma soprattutto due incendi, il primo nel 1532 ed il secondo nel 1997, dai quali scampa senza gravi conseguenze. In particolare su di essa sono visibili i segni delle bruciature risalenti al primo dei due incendi, oltre ad alcuni rattoppi che un restauro del 2002 ha rimosso. In quella occasione è stata portata a termine la sostituzione della rintelatura operata nel 1534 dalle suore di Chambéry; altri degli interventi, come ad esempio la stiratura e la pulitura del lenzuolo con un aspiratore (sic!!!) sono stati molto criticati da alcuni esperti del settore. Interessante leggere vari commenti al restauro, pro e contro, raccolti in questo sito.

Senza dubbio l'indagine scientifica, fra le tante effettuate, più interessante e discussa è stata la datazione con radiocarbonio, portata a termine nel 1988; già a partire dagli anni '60 si era parlato della possibilità di stabilire scientificamente l'età della Sindone, ma alla teoria non era seguita alcuna misura pratica a causa della grande quantità di campione richiesto per effettuare tale determinazione (ca 500 mg). Con la messa a punto, alla fine degli anni '70, di strumenti molto sensibili a piccole quantità di campione, in particolare a spettrometri di massa di nuova generazione (migliori degli obsoleti contatori proporzionali) si ritornò a parlare della possibità di effettuare queste misure, cui fece seguito, non prima di alcuni anni di dibattito per la messa a punto di un protocollo di intervento, il prelievo di alcune porzioni dal sudario di Cristo.

Il protocollo stabilito prevedeva che, ai tre laboratori scelti per effettuare le misure, fossero contemporaneamente anche assegnati altri 3 campioni di controllo, e che ciascuno di essi fosse identificato da un codice numerico, la cui corrispondenza era nota solo a due persone, Michael Tite, responsabile per il British Museum (a cui spettava la coordinazione della campagna di misure) e il cardinale Ballestrero. Il protocollo, quindi, era stato studiato in maniera tale che le indagini fossero effetuate al buio, senza possibilità di manipolare i dati, non sapendo quale fosse dei quattro a disposizione il campione prelevato dalla Sindone. Oxford, Tucson e Zurigo: queste erano le tre università prescelte; ciascuna di esse disponeva di circa 28 mg di campione di lino della Sindone. Ci vollero pochi mesi e, il 13 Ottobre 1988, il cardinal Ballestrero dichiarò che la Sindone, secondo gli studi scientifici, era databile tra gli anni 1260 e 1390, con un intervallo di confidenza del 95%. Nell'articolo pubblicato su Nature da coloro che avevano portato a termine le misure si leggono i seguenti risultati:

1. Oxford: 750±30 anni BP;
2. Tucson: 646±31 anni BP;
3. Zurigo: 676±24 anni BP.

Dai valori in "BP" si passa, dopo numerose calibrazioni, alla data espressa in anni trascorsi dalla morte di Cristo; la media pesata dei tre dati ha permesso di ottenere proprio quell'intervallo dichiarato in conferenza stampa dal Cardinale Ballestrero.

Il risultato fu da molti criticato, dividendo ancora di più coloro che ritenengono la Sindone un falso medioevale e coloro che reputano che si tratti effettivamente del sudario di Cristo; in particolar modo è molto forte il partito di quanti ritengono che l'incendio del 1532 e le condizioni di conservazione del lino stesso nei secoli, abbiano potuto alterare il contenuto di Carbonio 14 e quindi determinare un errore grossolano nelle misure. Sono stati portati a termine moltissimi studi per dimostrare l'arricchimento in C14 sulla tela di lino, ma ancora niente di significativo è stato pubblicato. A parte questi studi, la questione pareva, in qualche modo, risolta o almeno sopita. Ciò fino alle dichiarazioni di David Rolfe, documentarista inglese, che sta preparando un filmato sulla Sindone, che andrà in onda la notte del Sabato Santo sulla BBC.

In occasione del ventennale della datazione, pare che il giornalista sia riuscito a convincere il direttore dell'Oxford RadioCarbon Accelerator, Christopher Bronk Ramsey, a ripetere il test; alla notizia sono seguite tante dichiarazioni da tutta la comunità scientifica (e non) che ruota intorno alla Sindone (per esempio esiste un comitato composto da membri laici e religiosi che si occupa della ricerca scientifica sulla Sindone, chiamato STURP). Alcune di esse sono state più caute ed altre meno, denotando, ancora una volta, quanto sia sentita la questione dell'autenticità del sudario di Cristo. In particolare, ha mosso gli animi una dichiarazione, seccamente smentita, del professore Ramsey, che avrebbe detto che il risultato del test effettuato nel 1988 ad Oxford sarebbe stato sbagliato.

Insomma, poco ci vuole per ravvivare il focolare dell'eterna diatriba tra scienza e fede, e, pare evidente in questa occasione più che mai, che tra i due litiganti (eterni litiganti) è il terzo a godere: nella fattispecie il signor David Rolfe, il cui documentario farà, molto probabilmente, ascolti da record. E, ancora più probabilmente, verrà acquistato dalle televisioni di tutto il mondo.

A chiosa di questo post voglio indicarvi alcuni siti particolarmente interessanti in cui mi sono imbattuta durante le ricerche:

La tecnica del radicarbonio, per filo e per segno, spiegata da chi ne ha fatto un'arte, ovvero l'istutito di Oxford di cui sopra: http://c14.arch.ox.ac.uk/embed.php?File=dating.html

Un articolo sulla dendrocronologia, fondamentale per la calibrazione dei dati ottenibili con il radiocarbonio: http://www.arts.cornell.edu/dendro/ajatext.html

Brevi nozioni sulle tecniche di datazione, relative o assolute; non scioglie tutti i dubbi ma sicuramente offre una buona panoramica:
http://www.mnsu.edu/emuseum/ archaeology/dating/

Un articolo di Antonio Lombatti, membro del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) in cui si fa il punto delle ricerche relative alla Sindone, in particolare relativamente al caso Kouznetsov. Vi avverto che Lombatti è tutt'altro che diplomatico, a differenza di me!
http://www.cicap.org/piemonte/cicap.php? section=indagini_in&content=sind_lombatti

[aggiornamento del 15/02: in seguito alla segnalazione di un attento lettore del blog, inserisco fra il link anche il sito del Centro Internazionale di Sindologia, istituzione costituita dalla confraternita del SS. Sudario, la stessa che, sotto la guida dell'Arcidiocesi di Torino, si occupa del Museo della Sindone. La sezione "Bibliografia" del sito raccoglie un'enorme mole di pubblicazioni al riguardo, mentre nella sezione "Documenti e studi" sono disponibili per il download alcune testimonianze dei nuovi allestimenti della Sindone.]