Ma chi sono quegli scienziati che hanno smesso di dedicarsi alla ricerca sui massimi sistemi per applicare la loro sapienza allo studio e alla conservazione dei beni culturali? Dagli anni '60 ad oggi ce ne sono stati tanti e, col tempo, sono diventati sempre di più... A questi pionieri della scienza per i beni culturali, il mondo intero dovrebbe riconoscente perchè, con il loro operato, sarà possibile conservare ancora per molti secoli opere d'arte che sono patrimonio culturale di tutti noi.
Certo, alcuni colleghi hanno storto il naso quando il fisico nucleare della stanza accanto ha smesso di cercare (invano!) il bosone di Higgs, per sparare i suoi protoni su di un vaso etrusco...ma se quei protoni gli hanno permesso di scoprire che quel particolare vaso era stato, sì, trovato a Fiesole, ma l'argilla con cui era stato fabbricato proveniva dall'Impruneta (!!), forse il fisico nucleare, alla fine, non ha avuto una cattiva idea a deviare il suo fascio di protoni da quelle che erano le applicazioni della scienza pura (si badi bene che l'episodio è assolutamente ipotetico e le potenzialità della scienza applicata ai beni culturali sono ben maggiori...!)...
Io sono assolutamente di questa opinione, e come me, la pensano in molti, tanto che, all'estero (negli USA, in Francia, in Inghilterra, etc.) col tempo è nata anche una figura professionale, il conservation-scientist, che sarebbe colui che ha studiato diverse discipline scientifiche con la premeditata intenzione di applicarle alla conservazione dei beni culturali... Cavolo! Proprio quello che ci voleva! Una figura professionale che racchiudesse in sè le giuste conoscenze chimiche, fisiche, geologiche, biologiche e che, al contempo, fosse anche in grado di distinguere un olio su tela da un affresco! E se, magari, questo conservation-scientist riuscisse anche nell'arduo compito di far comunicare fra loro il restauratore ed il chimico puro o lo storico dell'arte ed il fisico nucleare puro (perchè dotato delle competenze per comprendere ciò che viene detto da entrambe le parti della barriera spazio-temporale che ancora separa il mondo scientifico da quello umanistico...!), si potrebbe affermare di essere di fronte ad una figura professionale indispensabile!
E in Italia, vi starete chiedendo voi, in questo paese che, a sentire l'UNESCO, conta più beni culturali che abitanti, esiste una figura professionale del genere? Perchè sarebbe davvero utile...
Beh, in Italia, da questo punto di vista, siamo un tantino in ritardo...Il caos sulla definizione delle figure professionali nel mondo della conservazione dei beni culturali è enorme e, al momento, qualche rara figura di conservation-scientist esiste di fatto, ma non è prevista nè tutelata dalla legge! In Italia, perlopiù, ci dobbiamo ancora affidare a quegli scienziati, di formazione pura, che, ad un certo punto della loro carriera, hanno deciso di dedicare la loro attività di ricerca alla conservazione dei beni culturali... E, badate bene, non è che questi signori facciano male il loro lavoro... anzi, tutt'altro! E' solo che, se possedessero una visione più ampia delle problematiche e, magari, avessero studiato appositamente per lavorare nel campo della conservazione e del restauro, magari potrebbero farlo ancora meglio!
Comunque, nonostante il clima di profonda incertezza, intanto, con la riforma universitaria in vigore dal 2002, si è pensato bene di dare vita ad una miriade di corsi di laurea (classe 41 e 12S) che si proponevano di formare, a seconda dell'interpretazione dei singoli atenei, una figura che poteva ricordare proprio il sopra-citato conservation-scientist! E questi corsi, da allora, sono proliferati come funghi, nell'ottica di formare una figura professionale che rappresentasse il trait-d'union fra il restauratore e lo scienziato puro...Ora, visto che a livello legislativo ancora non si è neanche capito bene chi cavolo sia 'sto conservation-scientist, la domanda che sorge spontanea è:
"Ma le centinaia di laureati in questi nuovi corsi di laurea (fra cui si trovano, guarda caso, gli autori di questo blog!) riusciranno a trovare il loro spazio nel mondo della conservazione dei beni culturali o, nè i restauratori (o gli storici dell'arte), nè gli scienziati puri vorranno averci niente a che fare perchè preferiscono continuare a pensare di poter fare a meno l'uno dell'altro e, a maggior ragione, di non avere affatto bisogno di un trait-d'union?!"
Ai posteri l'ardua sentenza!
Certo, alcuni colleghi hanno storto il naso quando il fisico nucleare della stanza accanto ha smesso di cercare (invano!) il bosone di Higgs, per sparare i suoi protoni su di un vaso etrusco...ma se quei protoni gli hanno permesso di scoprire che quel particolare vaso era stato, sì, trovato a Fiesole, ma l'argilla con cui era stato fabbricato proveniva dall'Impruneta (!!), forse il fisico nucleare, alla fine, non ha avuto una cattiva idea a deviare il suo fascio di protoni da quelle che erano le applicazioni della scienza pura (si badi bene che l'episodio è assolutamente ipotetico e le potenzialità della scienza applicata ai beni culturali sono ben maggiori...!)...
Io sono assolutamente di questa opinione, e come me, la pensano in molti, tanto che, all'estero (negli USA, in Francia, in Inghilterra, etc.) col tempo è nata anche una figura professionale, il conservation-scientist, che sarebbe colui che ha studiato diverse discipline scientifiche con la premeditata intenzione di applicarle alla conservazione dei beni culturali... Cavolo! Proprio quello che ci voleva! Una figura professionale che racchiudesse in sè le giuste conoscenze chimiche, fisiche, geologiche, biologiche e che, al contempo, fosse anche in grado di distinguere un olio su tela da un affresco! E se, magari, questo conservation-scientist riuscisse anche nell'arduo compito di far comunicare fra loro il restauratore ed il chimico puro o lo storico dell'arte ed il fisico nucleare puro (perchè dotato delle competenze per comprendere ciò che viene detto da entrambe le parti della barriera spazio-temporale che ancora separa il mondo scientifico da quello umanistico...!), si potrebbe affermare di essere di fronte ad una figura professionale indispensabile!
E in Italia, vi starete chiedendo voi, in questo paese che, a sentire l'UNESCO, conta più beni culturali che abitanti, esiste una figura professionale del genere? Perchè sarebbe davvero utile...
Beh, in Italia, da questo punto di vista, siamo un tantino in ritardo...Il caos sulla definizione delle figure professionali nel mondo della conservazione dei beni culturali è enorme e, al momento, qualche rara figura di conservation-scientist esiste di fatto, ma non è prevista nè tutelata dalla legge! In Italia, perlopiù, ci dobbiamo ancora affidare a quegli scienziati, di formazione pura, che, ad un certo punto della loro carriera, hanno deciso di dedicare la loro attività di ricerca alla conservazione dei beni culturali... E, badate bene, non è che questi signori facciano male il loro lavoro... anzi, tutt'altro! E' solo che, se possedessero una visione più ampia delle problematiche e, magari, avessero studiato appositamente per lavorare nel campo della conservazione e del restauro, magari potrebbero farlo ancora meglio!
Comunque, nonostante il clima di profonda incertezza, intanto, con la riforma universitaria in vigore dal 2002, si è pensato bene di dare vita ad una miriade di corsi di laurea (classe 41 e 12S) che si proponevano di formare, a seconda dell'interpretazione dei singoli atenei, una figura che poteva ricordare proprio il sopra-citato conservation-scientist! E questi corsi, da allora, sono proliferati come funghi, nell'ottica di formare una figura professionale che rappresentasse il trait-d'union fra il restauratore e lo scienziato puro...Ora, visto che a livello legislativo ancora non si è neanche capito bene chi cavolo sia 'sto conservation-scientist, la domanda che sorge spontanea è:
"Ma le centinaia di laureati in questi nuovi corsi di laurea (fra cui si trovano, guarda caso, gli autori di questo blog!) riusciranno a trovare il loro spazio nel mondo della conservazione dei beni culturali o, nè i restauratori (o gli storici dell'arte), nè gli scienziati puri vorranno averci niente a che fare perchè preferiscono continuare a pensare di poter fare a meno l'uno dell'altro e, a maggior ragione, di non avere affatto bisogno di un trait-d'union?!"
Ai posteri l'ardua sentenza!
4 commenti:
Ciao ragazzi! Non è male il vostro blog.. per non parlare della vignetta di miguel..fossi in te mi darei alla fumettistica..magari rende di più!!
sao claudia
Ciao ragazzi! Il vostro blog è fantastico. Sono uno studente di Diagnostica dei Beni Culturali dell'Università degli Studi di Bari. Spero davvero che la nostra figura professionale sia tutelata il prima possibile; allo stato attuale è uno schifo. Comunque vi seguirò con molto interesse. Ciao Francesco
Ciao "colleghi"! Anche io come Francesco studio Diagnostica a Bari. Trovo molto interessante quello che scrivete e continuerò a seguirvi.in bocca al lupo per tutto!
Ciao Manuela (ci ho messo un po' a decifrare quella strana scritta... ma credo di non sbagliare se penso che sia questo il tuo nome! ;-D), ci fa sempre piacere scoprire che là fuori c'è gente che apprezza quello che facciamo! Quindi, continua a seguirci (commenta, mi raccomando), crepi il lupo, e in bocca al lupo a te per lo studio!
Michele
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