giovedì 13 dicembre 2007

L'Attak al tempo dei Romani

Un'equipe di ricercatori tedeschi del Rhineland Historical Mueseum di Bonn ha recentemente reso pubblica la notizia di un'importante scoperta. Mentre il gruppo di studiosi, diretto da Frank Willer, stava cercando di prelevare un micro-frammento metallico da un elmo di epoca romana, una delle foglie di alloro (in argento) che decorvano la calotta (in ferro) si è staccata rivelando la presenza di un adesivo al di sotto di essa.
Willer ha dichiarato:

"E' una sensazionale scoperta ed un clamoroso colpo di fortuna che sia stato possibile ritrovare tracce di tale sostanza su di un elmo vecchio di 2000 anni!"

Senza l'azione del calore prodotto dalla micro-sega utilizzata per il campionamento, probabilmente l'adesivo romano starebbe ancora adempiendo al suo compito, mantenendo incollate la foglia argentea al resto dell'elmo.


Tale elmo proveniva dal sito archeologico di Xanten, sulle rive del Reno, ed era stato sepolto su una sponda del letto del fiume fino al momento del ritrovamento. Secondo gli archeologi tedeschi è stato propio questo il motivo della resistenza dell'adesivo. Sepolto in un ambiente povero di ossigeno, l'elmo non è stato sottoposto ad un degrado tale da inficiare le proprietà adesive della colla.

Colla che, secondo i risultati delle analisi di laboratorio, è risultata essere una miscela composta da:

- bitume
- pece o catrame (*)
- sego di bue
- fuliggine
- polvere di mattoni

(*) [Pece e catrame non sono la stessa cosa; la pece è un derivato del catrame, ed è molto più viscosa. Comunque la composizione di massima è pressoché identica.]

Nella letteratura che ci è pervenuta dall'antichità non c'è traccia di una colla come questa, in grado di incollare due metalli fra loro (anche se sembrerebbe che già l'uomo di Neanderthal abbia utilizzato del bitume come adesivo!), e, proprio per questo motivo, la scoperta assumerebbe una particolare importanza.


I ricercatori tedeschi hanno provato a ricreare la miscela adesiva in laboratorio, ma ancora non ci sono riusciti. Ma Willer (sull'onda dell'entusiasmo post-scoperta) ha dichiarato:

"Quando finalmente riusciremo a ricreare la super-colla, questa potrà tranquillamente competere con i suoi equivalenti moderni. D'altra parte, quale degli adesivi odierni riesce ad incollare per 2000 anni?!"

Ma qual è il segreto di questa, per citare Willer, "super-colla"?

Se andiamo ad osservare la composizione chimica della miscela adesiva, possiamo capire quanto essa sia complessa. Questa è costituita principalmente da idrocarburi ad alto peso molecolare, contenuti sia nella pece che nel bitume, entrambi, in ultima analisi, derivanti dall'alterazione spontanea dei petroli naturali venuti in contatto con l'atmosfera. In tale processo di degrado (una polimerizzazione ossidante), i residui del petrolio vengono trasformati principalmente in idrocarburi policiclici aromatici (IPA) altamente condensati. Il potere adesivo (ed impermeabilizzante) della pece è ben noto (si pensi al calafataggio delle navi) e quello del bitume deve essere analogo data l'analogia fra le composizioni chimiche delle due sostanze.
Il sego di bue, a mio avviso, può svolgere la funzione di plastificante e, almeno in parte, di legante filmogeno, data la presenza, anche se relativamente scarsa, di acidi grassi polinsaturi.
Immagino che la fuliggine e, soprattutto, la polvere di mattoni avessero per lo più la funzione di inerti per conferire all'adesivo "peso" e resistenza al ritiro.

Ovviamente, tutto questo non spiega certo come un adesivo del genere abbia potuto tenere incollati fra loro due metalli per 2000 anni...è probabile che il segreto di questa colla sia svanito per sempre insieme al carpentiere romano che la creò...

Mi raccomando, non esitate a dire la vostra sulla mia "analisi chimica" della colla romana!

A questi link potete trovare la notizia originale:

http://news.independent.co.uk/europe/article3226417.ece

http://newton.corriere.it/PrimoPiano/News/2007/12_Dicembre/10/elmo.shtml

E credo che in queste pagine, tratte dal sito del museo in cui lavorano Willer e soci, si parli di questo argomento o di qualcosa di analogo, ma essendo scritto rigorosamente in tedesco, non ci ho capito assolutamente niente!! Per gli esperti conoscitori della lingua teutonica (o per chi volesse coraggiosamente cimentarsi in una traduzione!), inserisco comunque il link:

http://www.rlmb.lvr.de/museum/forschung/roemische+helme.htm

2 commenti:

Francesco ha detto...

I romani non si smentiscono mai. Geniali! Una scoperta davvero interessante! Una probabile analisi l'avrei effettuata con una tecnica cromatografica. Pensando ad un adesivo la prima cosa che mi viene in mente sono le sostanze organiche, e a mio parere il metodo migliore per caratterizzarle sarebbe proprio quello.

A presto! :-)

Michele ha detto...

Ciao Francesco!

Sì, penso anch'io che per un'analisi del genere abbiano utilizzato una gas-cromatografia e/o, magari, una spettroscopia FT-IR, anche se , data la complessità della miscela di materiali, non so quanto sarebbe stata utile...