venerdì 30 gennaio 2009

Trivia Art

Salve a tutti,
In attesa dei nuovi articoli in rassegna stampa, vi propongo un piccolo quiz:

Qualcuno riesce a riconoscere questo quadro?


Sbizzarritevi con le ipotesi.. indicate Autore, Titolo e, possibilmente, il museo dove è conservato..
Lunedì vi svelerò che quadro è, e perchè ha conquistato un posticino sul nostro blog!
So che non dormirete...

Andrea

domenica 25 gennaio 2009

Journal Of Cultural Heritage - Rassegna Stampa, Parte I

Con questo e i prossimi post voglio tentare un piccolo esperimento, per creare una sorta di nuova rubrica. Cercherò di riassumere in poche righe il contenuto degli articoli che appaiono sull'ultimo numero del Journal of Cultural Heritage, una delle riviste specializzate nel settore della conservazione dei beni culturali dal taglio più scientifico. Come in una rassegna stampa un po' atipica, passerò in rassegna i caratteri salienti dei contributi riportati nel Volume 9, Issue 4 (Settembre-Dicembre 2008) della suddetta rivista (Per non creare dei post eccessivamente lunghi e pesanti, dividerò la rassegna stampa in più parti! Tratterò i primi due articoli in questo post e i restanti nei prossimi post). Chi fosse poi interessato ad approfondire qualcuno degli argomenti toccati potrà seguire il link che porta direttamente al relativo articolo (visibile e scaricabile dal sito di Sciencedirect solo se registrati e abbonati; spesso i gruppi di ricerca e le università lo sono). In alternativa, su eventuale vostra richiesta, cari lettori, nei prossimi post potremmo trattare più in dettaglio gli articoli che vi hanno incuriosito di più!

Dopo questa doverosa introduzione, veniamo al dunque.

Journal Of Cultural Heritage
Volume 9, Issue 4, (September-December 2008) - Prima parte (Pagg. 357-375)

Ancient Resources: Knowledge and Dating

Georadar and passive seismic survey in the Roman Amphitheatre of Catania (Sicily)
Pages 357-366
S. Castellaro, S. Imposa, F. Barone, F. Chiavetta, S. Gresta, F. Mulargia

Il suolo su cui poggia l'anfiteatro romano di Catania è stato l'oggetto di studio di questo lavoro, in cui sono state utilizzate tecniche geofisiche di indagine (prospezioni georadar, perforazioni e metodologie non invasive, come la stratigrafia sismica passiva) per raccogliere informazioni sulla stratigrafia del sito e sui possibili effetti che potrebbero avere su di esso eventi sismici.
Il lavoro è molto lontano dagli argomenti di cui mi occupo quindi non ho la competenza necessaria per comprendere gli eventuali aspetti innovativi o l'importanza di questo studio, ma mi sembra un lavoro certamente interessante soprattutto per quanto riguarda l'aspetto della prevenzione sismica. Il rischio sismico in Italia è quasi ovunque piuttosto elevato e comprendere quali possano essere gli effetti di un eventuale terremoto è fondamentale per permettere agli ingegneri di intervenire sui monumenti archittettonici con soluzioni che ne minimizzino i danni garantendo, dall'altra parte, il minor impatto sull'opera d'arte.



Silicatescape – preserving building materials in the old urban center landscape: The case of the silicate brick and urban planning in Tel Aviv-Jaffa
Pages 367-375
Irit Amit-Cohen

In un periodo in cui lo stato di Israele occupa le pagine di tutti i giornali per le vicende legate alla questione palestinese, da Tel Aviv ci giunge un articolo alquanto particolare. Parte del centro storico di questa città, infatti, è stata definita Patrimonio Culturale dell'Umanità nel 2003 e quattro anni dopo è stata stilata una lista degli edifici su cui concentrare gli sforzi conservativi. Questi sono accomunati da uno stile architettonico basato su un particolare materiale da costruzione, il "mattone silicato", utilizzato in Israele nella prima metà del '900. L'autore in questo articolo (che di scientifico in senso stretto, a onor del vero, non ha molto) lamenta il fatto che le autorità municipali di Tel Aviv, nonostante l'importanza di questo materiale da costruzione, l'abbiano totalmente escluso dai piani urbanistici degli ultimi decenni. La discussione verte quindi sull'importanza di recuperare questo esempio di architettura vernacolare, avendo coscienza del ruolo che in passato hanno avuto tali materiali. L'autore prende la vicenda dei mattoni israeliani come esempio per tutti quei casi in cui si debba pensare al rinnovamento dell'urbanistica dei centri storici.
In questo caso gli argomenti trattati sono, se possibile, ancora più lontani da quello di cui mi occupo di quanto lo fossero quelli dell'articolo precedente, quindi mi guardo bene dal dare giudizi o commentare!



Spero che accogliate bene questo tentativo di passare in rassegna le ultime novità sul fronte delle pubblicazioni in materia di conservazione dei beni culturali. Mi rendo conto che in questo primo post gli articoli trattati non sono forse fra quelli che possono interessare maggiormente i lettori di questo blog, ma mi sembrava poco etico escludere a priori, in base al mio gusto personale, alcuni articoli piuttosto che altri!
Se avete qualche domanda, curiosità o commento da fare, mi raccomando, fatevi sotto!!

...E non perdetevi la prossima puntata, in cui saranno presi in considerazione due articoli in cui la parte di ricerca scientifica è decisamente più consistente!!

venerdì 16 gennaio 2009

Il Supermanager dei Beni Culturali

Salve a tutti,

É ormai di qualche mese fa la notizia che il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi, vorrebbe creare una nuova figura nell'ambito dei Beni Culturali: il “Direttore generale per la valorizzazione dei musei".
Nei progetti del Ministro tale persona avrebbe fra i suoi compiti l' autorizzazione a tutti i prestiti per mostre, la decisione su quali siano le mostre di "rilevante interesse culturale", i programmi sulle ricerche scientifiche sul patrimonio museale e, infine, «i criteri per l' affidamento in comodato o in deposito di cose o beni da parte dei musei».
Sappiamo oggi che in realtà è stato fatto un passo indietro sulla creazione di questa nuova figura (che adesso prende il nome di “Direttore generale dei musei”) e soprattutto sui poteri di cui è investita; rimane comunque interessante, secondo noi, parlare di questo fatto e ci piacerebbe sapere le vostre opinioni.

Nei piani del Ministro, evidentemente, tale soluzione avrebbe dovuto aiutare il ministero a rimpinguare le ormai esangui casse ed a gestire in maniera più semplice (ma anche più autoritaria) tutte le varie operazioni del mondo delle opere d'arte, quali prestiti, esposizioni ed acquisizioni. Questa visione è confermata anche dalla persona che è andata a ricoprire tale incarico: Mario Resca, persona di indubbie qualità imprenditoriali, ma che MAI ha avuto a che fare con i Beni Culturali o le opere d'arte in generale.

Se da un lato è importante riuscire a “valorizzare” il proprio patrimonio culturale, è fondamentale interpretare tale “valorizzazione” come la capacità di permettere a CHIUNQUE di usufruire di tale ricchezza. Non a caso moltissimi siti italiani sono patrimonio dell' UNESCO, ovvero patrimonio dell'umanità.
Il nuovo manager dovrebbe aiutare a garantire la più ampia e semplice fruizione possibile da parte di ognuno di noi; non fare mera speculazione finanziaria sulle opere, per “fare cassa”.

Il problema del recupero di fondi per i Beni Culturali deve sicuramente essere affrontato; anche l'enorme “tartaruga” burocratica, che affligge l'Italia in più settori, deve essere combattuta con ogni mezzo.
Il “Direttore generale dei musei” è la risposta giusta? Non si rischia di avere una visione troppo “economistica” (passatemi il termine) dei beni culturali, relegando opere o luoghi che sono in realtà pregni di significato, storico e morale, a semplici oggetti di compravendita?
Non si rischia forse un progressivo spostamento degli sforzi conservativi (e degli investimenti) verso quei siti “famosi”, verso quei luoghi, cioè, che permettono un maggiore ritorno monetario, a discapito dei siti (e delle opere) “minori”?

Abbiamo lanciato il nostro sassolino nello stagno... aspettiamo le vostre risposte!

Andrea

sabato 3 gennaio 2009

Restaurare "Contemporaneamente"...

Salve a tutti,

eccoci qua con il primo post dell'anno!
Volevo segnalarvi un interessante articolo apparso sul "Venerdì" di Repubblica di questa settimana. Si tratta di un colloquio con Antonio Rava, uno dei massimi esperti italiani (forse l'unico?) del restauro di opere d'arte contemporanea. In questo articolo viene trattato un tema molto interessante: "come affrontare il restauro di opere d'arte contemporanea, che usa materiali effimeri e spesso è fatta solo di un'idea?".

La domanda non è banale. Sempre di più, infatti, l'artista sposa materiali tra i più disparati e complessi, sfamando la sua creatività con ciò che la moderna tecnologia gli mette a disposizione (plastiche, laser, tubi catodici...). Spesso le opere sono addirittura concepite per NON durare nel tempo.
Come si affronta il restauro di un'opera che altro non è se non un palloncino gonfiato dall'artista?? (Fiato d'artista - Piero Manzoni) Si può sostituire il palloncino con uno identico, ma com fare per il respiro dell'artista, se questi è scomparso?
Ancora, dipinti ad olio eseguiti su di uno strato di catrame, che, piano piano, risucchia la pittura facendo scomparire il dipinto stesso (Luigi Stoisa); mucchi di caramelle che il pubblico è invitato a consumare (Fèlix Gonzales-Torres).

Untitled (portrait of Ross in LA), 1991, Felix Gonzalez-Torres

Tali opere danno ai materiali, ed alla loro caducità, una grande importanza e sarebbe quasi CONTRO il volere dell'artista se si tentasse di conservarle nel tempo. Altre opere, invece, danno molta importanza all'idea, al messaggio, e tralasciano il problema dei materiali, tanto che richiedono continui interventi, come ad esempio l'opera "Scultura che mangia" di Giovanni Anselmo.

Scultura che mangia, Giovanni Anselmo, Parigi, Centre Pompidou

Per far si che il contrasto tra la freschezza della lattuga e l'immobilità della pietra sia sempre vivo, è necessario sostituire la lattuga ogni giorno.
Un'altro artista, Anselm Kiefer, utilizzò nei suoi quadri fiori e semi delle sue terre e, prevedendone il degrado, creò dei veri e propri archivi di centinaia di esemplari da utilizzare per la sostituzione; ma quando questi finiranno??

Insomma, affrontare il restauro di opere d'arte contemporanea può diventare un vero e proprio rompicapo; diviene, quindi, sempre più necessario penetrare nel mondo intellettuale dell'artista, in modo da evitare che interventi, pur tecnicamente ineccepibili, tradiscano la sua poetica.

Ancora una volta il restauro richiede l'intervento di una figura preparata nel campo della chimica e dei materiali, di una professionalità che riesca ad intervenire scientificamente sull'opera, pur mantenendo la sensibilità di uno storico dell'arte. Di un Conservation Scientist, appunto.

Come affrontereste tali interventi di restauro? Sostituire, lasciare deperire, immortalare con documenti fotografici?? A voi la parola!

Andrea