
giovedì 29 novembre 2007
AIEDAbc!

Pubblicato da Michele alle ore 18:07 2 commenti
Etichette: AIEDAbc, arte, classe 41, conservation, conservazione, L43, LM11, MIUR, scientist, scienza
sabato 24 novembre 2007
"Occhio" alla sciamana...!



Pubblicato da Michele alle ore 17:22 5 commenti
Etichette: archeologia, arte, Iran, protesi oculare, sciamana, scienza, Shahr-i Sokhta
giovedì 22 novembre 2007
Dottorandi in Scienza per la Conservazione dei Beni Culturali!!!
(http://www4.unifi.it/studenti/CMpro-v-p-2294.html)
e del sito ufficiale del dottorato
(http://www.chim.unifi.it/u/castel/dottoratoBC/).
Da questo momento, quindi, ci riattiveremo (anche se personalmente non mi ero attivato molto...) nella scrittura di post utili e interessanti (spero!).
Pubblicato da Giacomo alle ore 15:49 11 commenti
Etichette: arte, Beni Culturali, conservazione, Dottorato, scienza
lunedì 19 novembre 2007
Latitanza...
Abbiate pazienza, ma dobbiamo studiare...
Pubblicato da Giovanna alle ore 18:50 10 commenti
venerdì 16 novembre 2007
E' nata la Wikiversità! Diventa uno studente wikiversitario!
E proprio da una segnalazione, che ci è stata fatta da Francesco De Virgilio, nasce lo spunto per questo post. Ci è stato infatti consigliato di fare un po' di pubblicità ad un'iniziativa di cui, francamente, non eravamo al corrente: il portale Wikiversità! E, per rendere più visibile l'informazione, abbiamo deciso di iniziare col dedicarle un post...
"Wikiversità è una nuova idea per creare una comunità di apprendimento basata su wiki. Puoi partecipare ai corsi online attivati o crearne uno nuovo. Guarda la pagina di discussione per proporre nuovi progetti. Nel portale della comunità trovi le guide tecniche. Collabora anche tu a realizzare un'università virtuale per tutti!"
La sezione dedicata alla scienza della conservazione dei beni culturali è ancora in una fase larvale ed è per questo che vi invito a collaborare a questa interessante iniziativa! Diventate studenti wikiversitari per condividere esperienza e conoscenze attraverso il portale Wikiversità!

Pubblicato da Michele alle ore 12:19 6 commenti
Etichette: beni, conservazione, culturali, diagnostica, wikiversità
mercoledì 14 novembre 2007
Quando il lessico del restauro è alla portata di un click..
I miei due compari ed io amiamo in particolare (e con noi milioni di persone in Italia, e forse miliardi in tutto il mondo) Wiki, fedele compagna di tante relazioni/tesine/tesi. Il nostro sogno nel cassetto è quello di realizzare un "portale" sulla scienza dei beni culturali, e forse, un giorno, quando avremo un po' di tempo, riusciremo a mettere a disposizione di tutti la nostra "conoscenza"...
Il post, che sta un po' degenerando, è nato per segnalarvi un link interessante, che potrà tornare utile quando vi imbatterete nel, talvolta, ostico lessico del restauro:
http://www.firenzerestauro.it/portale/progetto.asp?id=227
Si tratta della versione telematica di un libro, scritto da Cristina Giannini e Roberta Roani nel 2000 per una casa editrice molto attiva nel campo dei Beni Culturali, la Nardini Editore; potrete trovarci tantissime definizioni, da craquelures a parchettatura, da abezzo a verdaccio.. se non conoscete i termini che ho appena indicato, beh, vi consiglio vivamente di farci un salto!!
Pubblicato da Giovanna alle ore 20:14 5 commenti
Etichette: Cristina Giannini, lessico del restauro, Nardini Editore, portale restauro
domenica 11 novembre 2007
"Ori, argenti e gemme": in mostra i restauri dell'Opificio

Quattro sono le fasi di intervento e quattro sono le sale da attraversare nel corso della mostra; scelta non casuale vista la natura degli oggetti che si presentano al visitatore: nella prima sezione troviamo due opere in attesa di restauro, le cui condizioni conservative sembrano buone, ma che, ad un esame scrupolo del restuaratore (ma anche di un osservatore ben indirizzato) presentano sconnessioni e tracce di interventi grossolani. La seconda contiene quattro opere in corso di restauro, scelte per esemplificare le fasi di smontaggio e di integrazione; nella terza sala sono presentate alcune porzioni dell'Altare Argenteo del Battistero di Firenze in corso di pulitura, dove le due zone (talquale e pulita) dimostrano in maniera lampante come l'intervento possa restituirle a "nuova vita". Infine, nella sala IV, il risultato del certosino lavoro dei restauratori dell'OPD: otto capolavori su cui l'intervento è stato ultimato, che mettono in luce cosa si possa ottenere quando ad operare sono dei rigorosi professionisti, affiancati dall'equipe scientifica dello stesso OPD (come non citare anche i "nostri" omologhi conservation-scientists!). A questo proposito riportiamo il commento sulla mostra di Cristina Acidini, sovrintendente del Polo Museale Fiorentino: "Il restauro di ognuna di esse [le quindici opere esposte nella mostra, NdA] [...] rappresenta un percorso ogni volta diverso, messo a punto attraverso il confronto fra le figure professionali attive al suo interno, storiche, tecniche, scientifiche".
Insomma, una mostra decisamente ben pensata e ben organizzata, che fornisce anche ai non addetti ai lavori un buon esempio di quello che è il mondo del restauro, pur occupandosi di materiali poco studiati, per quanto molto diffusi. Segnalo in particolare la brillante idea di porre, accanto ad ogni teca, un piccolo schermo LCD in cui scorrono spiegazioni (sia in inglese che in italiano) o foto di particolari dell'oggetto, in maniera tale da aiutare il visitatore a cogliere ogni minimo particolare ed ogni più piccolo dettaglio dell'opera davanti alla quale si trova. Lo ripeto: davvero decisamente brillante!!
La mostra resterà aperta fino al 30 gennaio, il biglietto costa 5 euro (3,5 € quello ridotto) - si tratta di un prezzo decisamente abbordabile, soprattutto se si considera che il biglietto consente anche di visitare il percorso museale di Palazzo Medici Riccardi con la cappella di Benozzo Gozzoli, la Sala di Luca Giordano e il Museo dei Marmi.
Il mio consiglio spassionato è di farci un salto, magari in una pausa dal frenetico shopping natalizio da cui difficilmente si scampa!
Pisside*: vaso nel quale si conservano le ostie consacrate.
Turibolo**: recipiente, sospeso a tre catenelle, nel quale si pone l'incenso, facendolo bruciare su di un piccolo braciere contenuto al suo interno.
PS: un ringraziamento a Clà per avermi accompagnato e aver pazientemente atteso che prendessi appunti e archiviassi mentalmente tutte le informazioni per scrivere questo post!!
Pubblicato da Giovanna alle ore 19:10 1 commenti
Etichette: "Ori, argenti e gemme", Firenze, mostra, OPD, Palazzo Medici Riccardi, restauro
sabato 10 novembre 2007
Copiare o non copiare...? Questo è il problema! Ce lo spiega Antonio Paolucci...

Antonio Paolucci
http://www.educational.rai.it/mat/ss/restauro1.asp
Di seguito, ho cercato di riassumere ed adattare in forma di breve discorso alcune delle risposte date da Paolucci in merito a questo argomento per cercare di chiarire quale sia il suo pensiero:
A differenza dei Giapponesi o dei Cinesi, noi tollereremmo molto male l'idea di una città popolata da copie di monumenti: l'idea è fastidiosa perché offende il nostro senso della storia. È possibile abitare in una città in cui tutte le sculture visibili, che dovrebbero essere antiche, sono finte? Va bene per il Marco Aurelio, di cui è stato necessario esporre una copia -, ma cosa accadrebbe se tutte le sculture di Roma, la Fontana di Trevi, la fontana di Piazza di Spagna, i cavalli del Quirinale e lo stesso Colosseo fossero una copia? Non avremmo l'impressione di vivere in una specie di Disneyland? Proprio per tale motivo si fanno delle copie solo quando non si possono non farle. Io ho combattuto una dura e difficile battaglia, rischiando di persona, per far sì che il Perseo di Benvenuto Cellini in bronzo rimanesse nella Loggia dell'Orcagna. Perché poteva rimanerci, perché con opportuni controlli, con verifiche ogni tanto, con provvedimenti efficaci poteva vivere e vivere bene pur rimanendo all'aperto.

Però io stesso sono costretto a rimuovere dalla Loggia dell'Orcagna qui a Firenze in Piazza della Signoria il Ratto delle Sabine di Giambologna, una delle sculture più famose del mondo, perché mi sono reso conto che se sta lì altri venti, trent'anni, probabilmente non ci sarà più: la rovina sarà a quel punto irreversibile. E allora ecco che il restauratore, come il medico, deve sapere che non c'è la malattia, ma c'è il malato; che esistono tante diagnosi quanti sono i malati, e tante terapie quante sono le diagnosi. Questo è l'aspetto pragmatico, "opportunistico", del nostro mestiere.
E nello stesso modo, il soprintendente di turno dovrebbe rassegnarsi al fatto che il David, per comunicare il messaggio michelangiolesco, un giorno debba essere necessariamente ridotto in polvere dall'acido solforico presente in atmosfera. E' una questione di entropia e non può farci nulla. Al limite, può cercare di rallentare questo processo, lottando (come dice giustamente Paolucci) affinchè i livelli di inquinamento urbano rientrino nella norma e monitorando le condizioni chimico-fisiche del micro-ambiente in cui si trova l'opera. E, utilizzando una filosofia conservativa di vena orientale, dovrebbe cercare di conservare "l'idea" dell'opera (sotto forma di documentazione di tutti i tipi; fotografica, scientifica, storiografica, etc.). Perché un giorno quell'opera, come tutte le cose su questa terra, non ci sarà più.
Pubblicato da Michele alle ore 15:34 1 commenti
Etichette: Antonio Paolucci, arte, beni, conservazione, copia, David, Michelangelo, Occidente, Oriente, originale, Rai Educational, restauro, scienza
giovedì 8 novembre 2007
Quando il laser pulisce..."a fondo"...

Ovviamente, la conservazione di beni culturali subacquei non è delle più agevoli. L'ambiente in cui sono posti gli oggetti è quanto di meno controllabile vi sia. E' superfluo dire che il museo sommerso è alla mercè di alghe, molluschi ed altri organismi marini. Ed è proprio per tenere puliti i reperti sommersi della città di Baia che Teodoro Auricchio, direttore dell'Istituto Europeo del Restauro di Ischia, ha pensato di utilizzare un laser subacqueo per eseguire una periodica ablazione delle incrostazioni.
E' circa da 20-25 anni che la tecnica dell'ablazione laser affianca le pratiche più tradizionali negli interventi di pulitura. Ma fino ad oggi, solo sulla terraferma! Per venire incontro alle esigenze di Auricchio, Leonardo Masotti, presidente del gruppo El.En di Firenze, ha realizzato, insieme al suo team, un laser, leggermente più potente di quelli normalmente utilizzati attualmente nel restauro, dotato di un fascio di fibre ottiche che permettono di lasciare il corpo dello strumento su di una barca e di intervenire nella pulitura direttamente sul fondale marino, fino ad una profondità di circa 12 m.
[Nonostante le mie ricerche, non sono riuscito a scoprire di che tipo di laser si tratta, ma gli strumenti solitamente utilizzati per la pulitura di beni culturali sono del tipo Nd:YAG. Probabilmente per le specifiche tecniche dello strumento si dovrà attendere una pubblicazione dedicata.]
Ma perché si utilizza il laser negli interventi di pulitura? I principali pregi dell'impiego di questa tecnologia sono:
1) Invasività limitata: non si richiede l'uso di sostanze chimiche, né l'apporto di materiali abrasivi. Ciò consente di trattare senza alcun contatto superfici estremamente fragili o fortemente alterate anche prima del consolidamento.
2) Buon livello di controllo: la rimozione dello strato di degrado interessa pochi micron per impulso, quindi si può definire con buona precisione il livello di aprofondimento.
3) Elevata precisione: il processo di pulitura interessa solo l'area illuminata dal fascio laser, che può essere delimitata puntualmente a seconda delle necessità. Inoltre i laser che impiegano fibre ottiche consentono di trattare superfici modellate anche notevolmente complesse e poste a distanza dal corpo dello strumento (su ponteggi o, come nel caso di questo nuovo prototipo, su di un fondale marino!)
4) Buona selettività: il differente assorbimento della radiazione ottica dei laser a stato solido (Nd:YAG) da parte dei materiali in dipendenza del loro colore rende di per sè selettiva l'azione del laser. Infatti, se lo strato di alterazione da rimuovere è di colore più scuro del substrato (come nel caso di una crosta nera su di un marmo), è possibile modulare l'intensità della radiazione in modo tale che questa venga assorbita soltanto finchè non sia stato rimosso tutto lo strato di alterazione. In questo modo il processo è in qualche modo "autolimitante".
Ovviamente, la tecnica dell'ablazione laser possiede anche diverse limitazioni. Queste risiedono principalmente nel micro-trauma meccanico che si infligge alle opere trattate, nella difficoltà di trovare i parametri applicativi ottimali e nel fatto che non sempre si possono trattare tutti i materiali. Infatti, nei casi in cui non ci sia un sufficiente contrasto cromatico fra la patina di alterazione e il supporto o quando si ha a che fare con un materiale poco resistente al riscaldamento, la pulitura con il laser non è facilmente applicabile.
Tornando al laser subacqueo, i primi test eseguiti con tale strumentazione sembrerebbero metterne in luce gli ottimi risultati. Auricchio afferma che "il laser riesce a staccare anche incrostazioni di mezzo centimetro di spessore", mentre Masotti si limita a proporre delle ipotesi sulla sua sorprendente efficacia:
"Probabilmente, l'energia del laser fa dilatare il velo d'acqua posto sotto ai depositi di sali, tanto da provocare la separazione dell'incrostazione dalla superficie sottostante."
Dal canto mio, consiglierei di accogliere tali affermazioni con la dovuta cautela... Prima di conclamare il successo di questa innovazione attenderei qualche conferma sperimentale, magari corredata da una pubblicazione scientifica. Quindi, magari, aspettate prima di guardare negli occhi un'anfora sommersa e dirle:
"Non preoccuparti. Da oggi i tuoi problemi sono finiti."
Non posso comunque negare che la notizia sia piuttosto affascinante...
domenica 4 novembre 2007
41° Anniversario dell'Alluvione di Firenze
Ma può essere (e, soprattutto, nell'ambito di questo blog) anche l'occasione per rivivere, attraverso le testimonianze di restauratori (allora alle prime esperienze), i problemi che vennero affrontati nel recupero di opere di incredibile valore come il Crocifisso di Cimabue o l'Ultima Cena affrescata da Taddeo Gaddi, entrambi visibili ancora oggi all'interno del Cenacolo di S. Croce.

Fu nell'approcciarsi al restauro del Crocifisso, ormai praticamente illeggibile, che il team di restauratori guidato da Umberto Baldini si inventò un nuovo modo di trattare le lacune pittoriche: l'"astrazione cromatica". Ornella Casazza, allora giovane restauratrice, ed oggi direttrice del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, ricorda:
"Agimmo con un pennellino finissimo e collegammo le parti rimaste in migliori condizioni alle lacune maggiori. Erano tratti debolissimi e finissimi che non dovevano assolutamente urtare l' originale ma condurre l' occhio a cogliere nell' insieme ciò che Cimabue ci voleva trasmettere."
Per cercare di trarre in salvo l'affresco di Taddeo Gaddi, invece, il gruppo di restauratori diretto da Dino Dini decise che l'unica soluzione era quella più drastica: il dipinto andava strappato dalla parete del refettorio. Ma i problemi non erano che iniziati. Infatti, a causa dell'elevata umidità e, soprattutto, della presenza di abbondanti salificazioni, la colla utilizzata per lo strappo non riusciva ad asciugare. Fu proprio in problemi come questo che l'apporto scientifico del chimico Enzo Ferroni si rivelò decisivo. Guido Botticelli, anche lui all'epoca un giovane restauratore, ricorda:
"A questo problema venne in nostro aiuto il Prof. Enzo Ferroni della Facoltà di Chimica dell’Università degli Studi di Firenze e per la prima volta fu allora sperimentato il Tributilfosfato, una sostanza chimicamente inerte nei confronti dei leganti e dei pigmenti, poco solubile in acqua e ad alta penetrazione per capillarità che ci permise di allontanare, per un tempo sufficiente all’esecuzione delle operazioni di stacco, le soluzioni concentrate presenti nel muro consentendo così alla colla di asciugarsi in maniera omogenea."
Per chi fosse interessato ad approfondire la questione relativa all'utilizzo del Tributilfosfato, si consiglia di ricercare l'articolo:
"Ferroni, E., and Dini, D., “Esperienze sul Sequestro di Nitrati con Tributilfosfato per il Distacco e la Conservazione degli Affreschi” Atti della XLI Riunione della SIPS Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Siena, 23-27 September 1967, vol. 2, SIPS Ed., Rome, 1968, pp. 919-932."
Queste collaborazioni, queste invenzioni e questi restauri sono, forse, le uniche cose positive che l'Arno ha lasciato a Firenze quando si è ritirato nuovamente all'interno dei suoi argini.
Pubblicato da Michele alle ore 21:30 1 commenti
Etichette: alluvione, Casazza, Cimabue, conservazione, Crocifisso, Dini, Ferroni, restauro, scienza, Taddeo Gaddi, Umberto Baldini
sabato 3 novembre 2007
Haltadefinizione, ovvero quando la fotografia digitale incontra l'opera d'arte
All'interno del sito, nella sezione "conosci" relativa a ciascuna opera vengono riportate varie informazioni sulla vita e le opere dell'autore; in particolare vi segnalo la possibilità di consultare, pagina per pagina, il primo volume originale di Perspectiva Pictorum et Architectorum di Andrea Pozzo.
In definitiva, quando la tecnologia digitale in ogni sua forma (web e fotografia) incontra l'arte ne nasce un modo particolare di conservazione, che, nel caso specifico dell'opera di Leonardo da Vinci, può rappresentare l'unico modo per continuare a fruire di un capolavoro secondo i più irrimediabilmente danneggiato, la cui salvaguardia è da tempo a rischio.
Pubblicato da Giovanna alle ore 18:25 1 commenti
Etichette: arte, beni, conservation, conservazione, culturali, haltadefinizione, Leonardo da Vinci, restauro
Un paio di links...
La prima riguarda una dimostrazione interattiva della gestione dei dati derivanti da una misura eseguita con uno scanner iperspettrale... Ecco brevemente di cosa si tratta. Lo scanner iperspettrale è uno strumento, realizzato dall'IFAC-CNR, che permette di eseguire una scansione della superficie di un dipinto, durante la quale, con un'elevatissima frequenza spaziale di campionamento (un'acquisizione ogni 0,1 mm), viene registrato lo spettro di riflettanza nel range del VIS-NIR (visibile-vicino infrarosso). Quello che si ottiene è il così detto "cubo di immagini", cioè un particolare insieme di dati che permette di associare a ciascun punto dell'immagine fotografica di un dipinto il suo spettro di riflettanza.

Sul sito dell'IFAC-CNR, è possibile toccare con mano le interessanti possibilità date da questa tecnica, gestendo in maniera semplice il cubo di immagini relative ad una misura eseguita, a scopo di studio, su di un dipinto di Leonardo da Vinci. Ecco il link:
http://www.ifac.cnr.it/webcubview/demo/leofull.php
Il secondo link che vi consiglio è, forse meno affascinante, ma sicuramente più utile nella pratica (del restauro, intendo...non si tratta di qualcosa che potrà aiutarvi nella vita di tutti i giorni, temo...). Si tratta di un "triangolo di solubilità interattivo" che permette, ad esempio, di calcolare le quantità di solventi da mescolare per ottenere una miscela di una certa polarità, o di controllare se la miscela realizzata sia adatta o meno per la solubilizzazione di una certa sostanza...

Il restauratore che non ha voglia di svolgere dei semplici calcoli, troverà la cosa molto utile...
Il lettore curioso la troverà almeno interessante...
A tutti gli altri sembrerà un'inutile perdita di tempo...! Comunque, ecco il link:
http://www.icr.beniculturali.it/Progetti/trisolv/TriSolv.html
Buon divertimento!
Pubblicato da Michele alle ore 17:26 0 commenti
Etichette: CNR, conservazione, IFAC, Leonardo da Vinci, scanner iperspettrale, scienza, triangolo di solubilità
Da adesso in poi, si fa sul serio!
Questi post introduttivi mi sembravano d'obbligo per spiegare ai più chi siamo e di cosa ci occupiamo, ma volevo dare una bella notizia anche a tutti quelli (studenti, ex-studenti, restauratori, scienziati della conservazione) che questo ce l'hanno perfettamente chiaro: da adesso in poi si fa sul serio!
Quindi continuate a seguirci numerosi, perchè a breve seguiranno interventi che si terranno molto meno sul generale, ma entreranno finalmente nel merito di importanti questioni che riguardano il mondo della conservazione dei beni culturali...
E, infine, per dare un tono a questo mero post di transizione, vi lascio citando Daniele Luttazzi:
"Entrando nella Cappella Sistina non ho potuto fare a meno di ammirare il pavimento. Non lo caga mai nessuno!"

(si noti che la battuta ha una certa attinenza col tema del blog...!)
P.S.: E, ovviamente, si inizia a fare sul serio dal prossimo post!