Il post che mi appresto a scrivere sarà un po' diverso dai precedenti, ma spero che risulti altrettanto piacevole da leggere, oltre che minimamente utile...
Negli ultimi due mesi e poco meno, quelli intercorsi tra la laurea (la mia e quella dei miei due splendidi compagni di avventura) e il concorso di dottorato, ci siamo trovati ad affrontare un ripasso generale in vista del suddetto impegno. Può sembrare una cosa abbastanza semplice (per alcuni forse superflua) essendo noi freschi di studi, ma vi assicuro che ce ne vuole di pazienza, e soprattutto di forza d'animo, per rimettere insieme tutti i pezzi di cinque anni di esami (in totale dovrebbero essere stati una cinquantina, vero Già?). Durante i miei voli transoceanici per il web, in cui mi perdo anche troppo spesso, la curiosità mi aveva spinto, proprio nei giorni precedenti alla laurea, a dare un'occhiata al sito de
La Feltrinelli in cerca di novità editoriali; proprio lì avevo scovato l'uscita di una pubblicazione, dal titolo interessante: "
Chimica per l'arte". Ma le poche ricerche in libreria erano risultate un classico buco nell'acqua...
Il caso ha voluto che, pochi giorni dopo, nel corso di un incontro con il nostro correlatore, sia venuto fuori proprio il libro in questione, e che la comoda "copia-omaggio" ricevuta dal suddetto prof. sia finita nelle nostre mani. Dopo averla scorsa brevemente

ed aver verificato che, a differenza delle librerie cittadine, la biblioteca di Ateneo era dotata di almeno sei copie, due di esse sono state da noi prese in prestito (non senza difficoltà, visto che quando ti laurei diventi una specie di
paria dell'Università, senza diritto alla mensa e agli altri servizi, benchè le tasse siano state pagate fino ad Aprile.. ma questa è un'altra storia!). Ognuno di noi tre era quindi dotato di una copia del suddetto libro e ha avuto modo di scorrerla, di leggerla e di ricavare da essa alcune interessanti informazioni; a seguito del dottorato (e della restituzione delle copie in prestito) è venuto quasi spontaneo provare a parlare (non dico recensire che è troppo ufficiale) di questo strumento che ci ha accompagnato durante lo studio e che rientra nella scarna categoria delle pubblicazioni scientifiche nel campo dei "nostri" amati B.C..
Il libro è diviso in sette capitoli, il primo dei quali è una sorta di introduzione sul degrado chimico di un manufatto e sull'indagine nel campo dei Beni Culturali, con particolare attenzione anche all'etica dell'intervento, ma meno ai prinicipi generali delle tecniche diagnostiche, che vengono elencate velocemente, come forse è giusto in un libro che non nasce come trattato di Chimica Analitica. Di seguito troviamo sei capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad una tipologia di materiale diverso: i materiali pittorici, i materiali lapidei, le ceramiche, il vetro, metalli e leghe e i materiali cellulosici. In ciascun capitolo è presente una parte di inquadramento storico dell'impiego del materiale (quella relativa ai materiali pittorici è particolarmente ben fatta, anche se non deve essere semplice comprimere 5000 anni e più di storia in dieci pagine!), seguita da un'analisi delle caratteristiche chimico-fisiche del materiale stesso, a cui si somma una sezione più "applicativa", sia per quanto concerne gli interventi di diagnostica e conservazione del materiale originale che per quanto riguarda l'impiego in interventi di restauro.
L'intento con cui è nato questo libro era quello di unificare le conoscenze di esperti del settore [dei tredici (13!) autori ben 11 sono chimici] per fornire ad uno studente, o ad un operatore professionale del settore, una conoscenza a 360° sui materiali con cui si ha solitamente a che fare nel campo della diagnostica e della conservazione dei Beni Culturali; tale intento risulta sicuramente soddisfatto ma, personalmente, ritengo che il titolo non sia azzeccato: di chimica pura non se ne incontra molta, poche formule e poche reazioni. Forse sarebbe stato più corretto inserire nel titolo la parola "materiali", in maniera tale da mettere in evidenza che il punto nevralgico della pubblicazione sono gli oggetti, e di conseguenza la loro natura, e non la "Chimica" pura. Forse non è chiaro, e forse i miei due colleghi non saranno d'accordo, ma secondo me un titolo come "La chimica dei materiali dell'arte" sarebbe stato perfetto!
A parte la disquisizione sull'appropriatezza del titolo o meno, un difetto tipico di pubblicazioni a più mani [lo sottolineo nuovamente, in questo caso si tratta di tredici autori!] è quello di risultare parecchio eterogeneo a seconda delle sezioni; questo chiaramente infastidisce il lettore, che si trova ad avere a che fare con "linguaggi" diversi passando da un capitolo all'altro. Da segnalare anche la presenza di alcuni refusi, in particolare un bizzarro copia-incolla errato nella parte relativa al SEM, al capitolo 1. Come indicato nella seconda di copertina, il libro è stato realizzato in poco tempo e la presenza di errori è comune a molti testi; credo che in una eventuale seconda edizione essi saranno corretti, grazie anche ai lettori accorti che possono segnalarli sul
sito della casa editrice (nella sezione "Segnalazione errori"). Online è disponibile anche il
pdf dell'indice.
Finora mi sono limitata ad elencare i nei di
Chimica per l'arte, e come abbiamo visto non sono molti e sono, per lo più, individuabili e sopportabili. Il grande pregio, invece, è quello di aver raccolto in poco più di cinquecento pagine il contenuto di almeno sei o sette esami (volendola vedere in termini molto "studenteschi"); la possibilità di ritrovare, a distanza di poche pagine, tante informazioni appartenenti ad ambiti diversi (anche se sempre osservate dal punto di vista chimico, che, in alcuni ambiti, come per i materiali lapidei, è un po' limitativo) è sicuramente un grande vantaggio per uno studente. A seconda poi delle necessità, in alcuni casi le risposte fornite da
Chimica per l'arte dovranno essere integrate con quelle reperibili in testi più specifici, poichè, è evidente, un tipo di libro così fatto può risultare, talvolta, troppo poco approfondito (non è il caso della parte relativa ai metalli e alle leghe, che, oltre ad essere molto complicata, è anche molto completa).
In conclusione, se dovessi dare un voto (universitario, si intende, quindi in trentesimi) il candidato
Chimica per l'arte, edito da Zanichelli, prenderebbe un ventisette, ottenuto dalla media tra il voto per l'intento (29) e quello per la riuscita (25). E per una volta mi sento professoressa anche io!!! E credo proprio che, nella piccola biblioteca che Michele, Giacomo ed io mettermo su nella nostra stanza da dottorandi (sperando di averne una), una copia di
Chimica per l'arte non mancherà - chiaramente quella "rubata" al nostro correlatore della tesi!!!
CHIMICA PER L'ARTE di Campanella, Casoli, Colombini, Marini Bettolo, Matteini, Migneco, Montenero, Nodari, Piccioli, Plossi Zappalà, Portalone, Russo, Sammarino, ed. Zanichelli, 2007, 42 €.